A Torino l’aria che tira non è buona. Indiscrezioni raccolte dalle
solite fonti bene informate ci dicono che che il rapporto tra il re Vittorio Emanuele II e il primo ministro Bettino Ricasoli sia pessimo. Quest’ultimo, per esempio, non è mai stato visto nelle occasioni pubbliche indossare l’uniforme che pure il suo ruolo vorrebbe. Ad esplicita richiesta del sovrano avrebbe risposto: “Non ho mai indossato alcuna livrea”. La crisi politica si avvicina in un momento nel quale la situazione finanziaria non è per nulla felice. In giugno la camera ha dato il via libera al bilancio previsionale proposto dal ministro Bastogi, nel quale il deficit veniva indicato a 314 milioni di euro. Ora si veleggia intorno ai 400 e i più pessimisti indicano una chiusura d’anno con un disavanzo di circa mezzo miliardo. Il ministro Bastogi se ne rende perfettamente conto, anche se una parte dell’opposizione gli imputa di non aver fatto abbastanza per contenere l’enorme mole di leggi approvate in Parlamento che invariabilmente prevedono nuovi capitoli di spesa. E’ lui che ha il controllo dei conti, che tiene i cordoni della borsa e per il 1862 ha presentato un prospetto di bilancio che comprende un mix di tagli di spesa – per oltre 8 miliardi di lire – e di nuove entrate. L’aumento delle tasse previsto da Bastogi è piuttosto pesante, ma l’ipotesi che più sta facendo discutere e provocando proteste è quella dell’imposta sulle bevande, già esistente in Francia dove ha fruttato l’anno scorso 200 milioni di lire, e che il ministro stima avere un impatto sui conti abbastanza limitato, intorno ai 20 milioni. I tecnici segnalano che le difficoltà di applicazione sono elevatissime. Una parte consistente arriverebbe dai 50milioni di entrate previste dalla tassa di Registro e Bollo, 30 milioni da quella sulla ricchezza mobile. Mentre all’inizio dell’anno dovrebbe andare al voto l’imposta del 10% sui prezzi di trasporto dei viaggiatori e dei bagagli su tutte le ferrovie del regno. Sempre che il Governo Ricasoli regga fino ad allora.