Foxconn, un dato impressionante #Apple
E’ stata pubblicata in queste ore la ricerca di Fair Labor Association e commissionata da Apple sugli stabilimenti Foxconn in Cina. Tra le altre cose è stato pubblicato il sondaggio tra 35mila lavoratori, realizzato dagli stessi mantenendo l’anonimato. Ne emerge che spesso si è superato non solo il numero di ore di lavoro previste per legge dalla Cina, più o meno 49 alla settimana compresi gli straordinari, ma anche le 60 (sempre regolare+straordinario) che la stessa associazione ritiene ragionevole. Nei momenti di picco di produzione si è arrivati alle 70 ore con 11 giorni lavorati consecutivi. Però c’è un dato veramente impressionante
Alla domanda su come si sentissero a proposito del loro orario di lavoro, il 48% ha risposto di ritenerlo ragionevole, il 33,8% ha dichiarato che gli sarebbe piaciuto lavorare di più e guadagnare più soldi, il 17,7% che si sentiva di aver lavorato troppo
La versione di Monti (The Animals vs Santa Esmeralda)
Quella del Cavaliere sarebbe stata la sontuosissima, mitica e un po’ pacchiana versione dei Santa Esmeralda. Invece il “Sono stato frainteso” di Monti suona più come quella degli Animals. Sobrietà, colori un po’ tristanzuoli, arrangiamenti così così. Niente a che vedere con la meraviglia originale, che trovate appena sotto (Nina Simone)
Il tentato suicidio di un uomo e la rappresentanza che non c’é
Oggi un uomo di 58 anni si é dato fuoco davanti ad una sede dell’Agenzia delle Entrate a Bologna. Era un artigiano che si occupava di piccoli lavori di manutenzione e ha lasciato una lettera nella quale fa riferimento ad alcune pendenze tributarie. E’ una notizia che verrà dimenticata presto.
Quasi ogni sera i telegiornali (ma anche i giornali radio, non me ne tiro fuori) raccontano di vertenze sindacali e di proteste di operai, dando spazio, giustamente, alla sofferenza e alla rabbia di chi sta perdendo il lavoro e sa che in un Paese in piena recessione faticherà molto a ritrovarlo. Proteste che fanno rumore, che salgono su ciminiere, occupano isole, danno fuoco a bandiere, urlano in piazza. Proteste che hanno una rappresentanza (quasi sempre quella sindacale), un modo di rappresentarsi ben preciso e nelle quali chi vi partecipa sa di non essere solo.
Nel frattempo, però, questi stessi mezzi di informazione, salvo rare e meritevoli eccezioni, non raccontano storie di uomini e donne che non scendono in piazza e che magari, strozzati dal fisco e da una crisi devastante, finiscono per togliersi la vita. E la loro protesta, nella vita di tutti i giorni, é il continuare a combattere, cercando quel lavoretto, quell’ordine in più, quel cliente che ti permettono di svoltare la giornata, la settimana e – quando ti va bene – il mese. E la loro rappresentanza latita o fa sentire la sua voce in maniera talmente flebile, che non é quasi udibile.
Si dirà: “Ma costui era un evasore, uno che non aveva pagato le tasse, non aveva emesso fattura”. Si dirà anche: “Sono loro la causa dei mali del Paese”. Fatemi dire due parole anche su questo, su coloro che secondo il nuovo sentire comune sono mostri. E’ un sentire che da lavoratore dipendente mi sono trovato spesso a condividere, ma non riesco a togliermi dalla testa che fino a pochi anni fa l’evasione fiscale – specie quella di piccola entità – era un comportamento socialmente accettabile e accettato. Non di rado lo é ancora oggi: peccato veniale, si diceva una volta. Magari lo ha evaso, lo hanno scoperto, lo hanno multato e si é trovato proprio ora, mentre non si vede un lavoretto, un ordine o un cliente, a dover pagare al fisco un debito di dieci anni fa. Per questo mostro non riesco a non provare pietà.
Uniamo i puntini (#Cicchitto etc.)
Nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no
Mario Monti è un ottimo politico, molto attento a dosare le parole, anche quando sembra che faccia una gaffe ed è lecito dubitare che questa dichiarazione sia un caso. Così come è facile immaginare che sia stato lui a dar l’ordine di far filtrare la notizia della telefonata di Fabrizio Cicchitto di ieri.
Sono messaggi diversi, ma univoci e chiari. I destinatari sanno bene come accoglierli, tanto che lo stesso Cicchitto fornisce un’altra versione, invece di reagire come avrebbe dovuto: con stizza.
Monti ha addosso la pressione dei partiti che sentono il profumo della campagna elettorale e sa che può solo rilanciare: non ha nulla da perdere, perché sa che se fallirà le colpe non ricadranno su di lui. E sa anche che può tirare la corda parecchio. Per quanto impopolare possa essere una riforma, chi se la sente di mandarlo a casa?
L’aumento dei contributi: ma non funzionavano meglio gli incentivi?
Tra gli elementi della riforma del mercato del lavoro che non mi convincono per niente (non è il solo) c’è l’aumento dei contributi per i contratti a termine. Serve a finanziare il nuovo trattamento di disoccupazione, l’Aspi, ma se ha anche l’obiettivo di scoraggiare i contratti a termine, è un elemento di debolezza assoluta. Dubito che un incremento dell’1,4% del costo contributivo possa convincere un imprenditore a fare un contratto a tempo indeterminato, piuttosto che uno di 6 mesi o un anno: per rendere efficace il tutto ci vorrebbe una disciplina dei licenziamenti forse anche più dura di quella che lo stesso Governo ha messo in campo e che – lo sappiamo tutti – non verrà approvata così com’è.
La questione centrale, però, a me che non sono un economista, pare un’altra. Mi risulta che, solitamente, gli incentivi funzionino meglio dei disincentivi. Dunque, se il Governo avesse voluto stimolare le assunzioni a tempo indeterminato avrebbe dovuto abbassare i contributi per questo tipo di contratti. Se avesse invece voluto favorire una maggiore mobilità, avrebbe dovuto sì costringere le aziende a pagare qualche soldo in più a chi assume con contratti non stabili, ma facendo sì che questi quattrini finissero direttamente nelle tasche dei lavoratori. I quali avrebbero avuto una scelta: posto fisso a stipendio più basso o posto “mobile” a salario più alto.
Ovviamente non sono un economista, quindi massima apertura a commenti e osservazioni.
Il pasticciaccio di Obama (fuori onda con Medvedev)
Strano che un Presidente così attento alla comunicazione si faccia beccare in questo modo. Un fuori onda con Dimitri Medvedev. “Questa è la mia ultima elezione. Dopo che sarò eletto avrò maggiore flessibilità”, dice Obama. “Capisco – replica il presidente uscente russo – Trasmetterò questa informazione a Vladimir”.
Però un po’ si assomigliano
A sinistra Peter Cruddas, multimiliardario ex tesoriere dei conservatori inglesi, quello al centro di uno scandalo che sta investendo in pieno David Cameron: vendeva cene con il premier e il Cancelliere dello Scacchiere Osborne a 250mila sterline. Roba per donatori ricchi, ai quali parlava di accesso alla “premier league” del partito. Anche lui un boy scout, come Luigi Lusi, anche lui ex tesoriere, ma della Margherita. L’uomo nella foto a destra.
L’Imu distorta: nella casa di riposo o in affitto paghi (quasi) doppio.
Gli anziani la cui residenza viene trasferita in una casa di riposo, pagheranno Imu quasi doppia su quella che fino a prima del trasferimento era la loro casa principale. La notizia, ripresa oggi dallo Spi-CGIL e poi dalla Stampa, era stata già data dal Sole 24 Ore l’8 marzo scorso. Ho sentito Luigi Lo Vecchio, dottore commercialista ed esperto del Sole 24 Ore:
“Mentre nell’imposta di registro la prima casa coincide con la prima abitazione che ho acquistato, anche se non vi risiedo, ai fini dell’Imu quello che conta è l’abitazione principale, che è quella che possiedo e nella quale risiedo anagraficamente”.
Questo porta al fatto che, ai fini Imu, l’anziano nella casa di riposo non abbia alcuna abitazione principale, ma abbia una seconda casa. Morale: pagheranno il 7,6 per mille invece del 4. Lo stesso principio si applica a chi vive in affitto: ipotizziamo che io possegga una casa di 40 metri quadri e, avendo tre figli, ne affitti una di 120. Su quella di 40 pagherò, appunto, il 7,6 per mille.
A questo punto starà ai comuni: sono proprio loro a dover decidere – fatto salvo che questa “secondaprima” casa non deve essere affittata – se applicare la tariffa maggiorata. Scommettiamo che tra i chiari di luna del patto di stabilità e quelli della Tesoreria unica non si faranno sfuggire l’occasione di incassare qualche euro in più?
James Cameron e io (che sono un sentimentale)
Quello che è riuscito a fare James Cameron mi ha commosso: dopo sette anni di lavoro in collaborazione con National Geographic è sceso, da solo, in uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta: la fossa delle Marianne, quasi 11mila metri di profondità nell’Oceano Pacifico, con un batiscafo che lui stesso ha in parte progettato.
Mi sono immaginato al suo posto: scendere a 150 metri al minuto, veder scorrere immagini velocissime di pesci, alghe, rocce e lampi di luce. Poi, nel buio tagliato dai riflettori, osservare la sabbia che si deposita dopo l’impatto e vedere un mondo silenzioso e isolato che si apre davanti a me.
Ma soprattutto mi sono immaginato mentre lavoravo alla realizzazione di uno di quei sogni folli che hai fin da ragazzino, tipo “andare su Marte” o “esplorare gli abissi del mare”.
Non è successo, ho fatto altro e pazienza. Il mio nuovo sogno è che ci riescano i miei figli.