Archivi Mensili: Maggio 2012

Grillo, il vertice europeo e i pessimi chef


Dopo ben 24 vertici dedicati alla crisi della Grecia e ai problemi di debito dell’Eurozona, il numero 25 è stato destinato alla crescita. Un vertice informale, nella notte, che doveva stabilire l’agenda per quello ufficiale. Come prevedibile non si è arrivati a (quasi) nulla.

Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, i Pirati in Germania, il Fronte Nazionale in Francia e persino i nazisti di Alba Dorata in Grecia riescono ad ottenere consensi grazie a questo. Non c’è visione di lungo termine, manca quella che Vendola definirebbe una “narrazione”, il ruolo dei cosiddetti leader europei si è ridotto a quello di un cuoco di vecchie ricette, spesso sbagliate, ma che pensano  portino consensi (o quantomeno li mantengano). E non si tiri fuori la questione della fine delle ideologie. Tra i post-ideologici troviamo anche gente come Blair, Clinton e lo stesso Bush, che sono riusciti a raccontare qualcosa di nuovo, a tracciare delle strade. Che percorrerle sia stato fruttuoso o meno è un altro discorso.

Grillo non è un frutto dell'”antipolitica”, ma trae linfa proprio dall’assenza di politica.

 

L’occupazione globale, Churchill, l’Esperanto, i nazisti in Francia e quintali di minchiate (con rispetto parlando)


Il 17 maggio è stata depositata alla Camera dei deputati un’interrogazione che ha come primo firmatario il deputato del PD (Radicale) Marco Beltrandi, ma sottoscritta anche da Bernardini, Coscioni, Mecacci, Turco e Zamparutti.  Riguarda la decisione del Politecnico di Milano di effettuare, dal 2014, solo lezioni in lingua inglese. Vale la pena tirarne fuori qualche brano. L’ intento, la salvaguardia della lingua madre, è apparentemente nobile e, anzi, se ne può discutere. Ma il risultato è qualcosa che assomiglia a un delirio. Siete pronti? Iniziamo

Si lede, secondo gli interroganti, il fondamentale principio di uguaglianza, di cui all’articolo 3 della Costituzione, nella misura in cui introduce un criterio di discriminazione su base linguistica

Naturalmente andrebbe spiegato agli “interroganti” che si può anche scegliere un’altra università. Ma vabbè.

La lingua madre è, per elezione, la lingua della formazione perché ad alta definizione, mentre il cosiddetto «inglese basico» usato nei corsi in lingua inglese al politecnico e altrove, è una lingua povera, a bassa definizione, ideologicamente propugnata da chi si prefigge di dislocare all’estero servizi e manifatture, non per introdurre i giovani alla cultura anglosassone più alta.

Ora, va tutto bene, ma pensare che in un’università dove si insegnano materie tecniche, finanza ed economia si usi un inglese “basico” è piuttosto curiosa. Si nota a titolo di esempio che

In Gran Bretagna non s’insegna alcuna lingua straniera dal 2004, consentendo risparmi sul fronte istruzione che ammontano a 18 miliardi di euro l’anno.

Beh, ovvio. Parlano inglese.  Ma i veri capolavori arrivano dopo.

L’«inglesizzazione» è un processo di occupazione globale da tempo messo in atto dalle principali potenze anglofone, perché, come esplicitamente ebbe a dire Churchill agli studenti di Harvard nel 1943, «dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono quelli della mente». Con l’ovvia conseguenza che la cessione unilaterale di sovranità linguistica equivale alla cessione di suolo italiano

Le “potenze anglofone” è un po’ come i poteri forti, la cupola nera, la Trilaterale,  la massoneria plutogiudaica. Tutti insieme, costoro, hanno un disegno ben preciso.

Le università francesi non sono capitolate sotto la germanofonia nemmeno nella Repubblica di Vichy, con la Francia occupata dai nazisti, mentre si comincia a veder capitolare intere facoltà e, ora a Milano un’intera università, sotto quella che appare agli interroganti un’«occupazione linguistica» inglese.

Il finale da urlo chiede all’esecutivo di valutare l’ipotesi di promozione dell’uso dell’Esperanto. Lingua parlata bene,  scrive Wikipedia, da 1,6milioni di persone.

Alla faccia della cautela


Devo la segnalazione della frase, contenuta nel rapporto dell’Istat diffuso poco fa, ad una collega, Debora Rosciani.

Nei comparti della manifattura e dei servizi sembrano emergere indizi di credit crunch tra la fine del 2011 e il primo trimestre 2012

Alla faccia della cautela, qua siamo prossimi alla negazione della realtà

Caro Comune di Milano, sappilo: siamo nel 2012 (una storiella minuscola)


Caro Comune di Milano,

mi rivolgo a te genericamente perché non so esattamente a chi indirizzare questa lettera e  lo faccio trattandoti come un’unica amministrazione, anche se questa piccola storia (veramente minuscola) dimostra che non lo sei.  Lo faccio scrivendo a te, ma – idealmente – queste righe possono essere indirizzate a qualsiasi ente locale o istituzione italiana. E’ un modo per ricordare a te e a loro quanto tempo di vita o lavoro strappiate ai vostri cittadini.

Nonostante viva in città da dieci anni, non ho mai preso la residenza. I motivi sono tanti, a partire dalla volontà di mantenere radici nel luogo di origine della mia famiglia, uno splendido paese nel cuore dell’Umbria che si chiama Bevagna. A Milano mi sono sposato (con una residente) e ho avuto tre figli (residenti) e vivo in una casa nella quale la succitata moglie, stando alla sua carta d’identità (da te rilasciata), risulta abitare.

Qualche tempo fa ho dovuto richiedere, tramite uno dei tuoi funzionari, il talloncino per poter parcheggiare nella zona nella quale risiedo e ho dovuto produrre i seguenti documenti

  1. Autocertificazione di matrimonio
  2. Bolletta a me intestata
  3. Patente
  4. Libretto dell’auto
  5. Certificato di uso esclusivo dell’auto (ce l’ho in leasing)
  6. Altre quisquilie che attestano la residenza di mia moglie in quella casa

Va tutto benissimo, perchè trovo giusto che tu, caro Comune, ti tuteli dagli abusi. Poi hai introdotto l’Area C e mi hai chiesto, per poter usufruire dello sconto da residenti, di produrre nuovamente gli stessi identici documenti, invitandomi, nella persona di un tuo funzionario, a recarmi direttamente negli uffici per accelerare la pratica.

Vedi dov’è il problema, per quanto piccolo piccolo? Quei documenti sono in tuo possesso, tu sai esattamente chi sono io, dove vivo, dove lavoro. Si trovano da qualche parte nel tuo immenso corpaccione ma, per stessa ammissione di un tuo funzionario, le due sezioni automobilistiche del comune (AreaC e parcheggio residenti) non si parlano.

Mi costa poco, alla fine: ripescherò i documenti (per uno di questi devo andare all’agenzia dell’Entrate con marca da bollo da non so quanto), farò un po’ di fila in un ufficio, consegnerò i documenti e aspetterò che tu registri la cosa. Nel frattempo continuerò a pagare i 5 euro al giorno che sono costretto a pagare, visto che entro al lavoro alle 4.45 fuori dall’Area C e vi rientro nel pomeriggio, sperando che la mia azienda me li rimborsi. Però, senza motivo, ho perso ore della mia vita che avrei potuto dedicare ad attività più piacevoli o più interessanti.

Ripeto è un caso minuscolo, ma forse mi disturba perché ora ho tre figli e vorrei avere più tempo per godermeli. Ogni anno, secondo alcuni calcoli, ogni italiano passa mediamente una settimana della sua vita in coda, tempo sottratto al Prodotto Interno Lordo o al Benessere Interno Lordo. Ed è una media, bada bene: pensa a casi più gravi, come quello della collega del Corriere della Sera che ha raccontato la sua vicenda sul giornale.

Insomma, la pubblica amministrazione sa tutto di noi e sta arrivando ad incrociare i dati in maniera fin troppo pignola per capire se spendiamo più di quanto dovremmo. Possibile che non riesca a incrociare questi stessi dati per renderci la vita più semplice? Siamo nel 2012, caro Comune di Milano, un anno nel quale dovrebbe bastare una connessione internet per restituire ai tuoi cittadini qualche giorno (non dico una settimana, basta un week end lungo) da dedicare a sé stessi.

Questo si chiama servizio al cliente. Complimenti al Financial Times


La mia prima copia del Financial Times (mi sono appena abbonato) è arrivata con la prima pagina rovinata. Faccio una foto e mando e-mail al servizio clienti. Questa la risposta arrivata venti minuti dopo

Dear Mr.Spetia,

Thank you for your e-mail.

We are sorry to learn that you are experiencing problems with your Financial Times delivery. We have forwarded this matter to your regional distributor and will advise you further shortly. We have extended your subscription for the damaged issue accordingly.

If you have any issues or questions, please feel free to contact us on tel: +44 207 775 6000 (Mon-Fri 9am to 5pm CET) or on e-mail: fte.subs@ft.com, quoting your customer reference number(XxXxxxxx).

Alternatively, you can manage your account online via our Subscription Website:

http://www.financialtimes.net/mma

Kind Regards

Il vero pericolo di Grexit (l’uscita della Grecia dall’Euro)


Il vero pericolo di un’uscita della Grecia dall’Euro non risiede solo nell’effetto contagio finanziario (quanti titoli greci ci sono in giro? Quanti derivati su titoli greci? Che impatto su banche tedesche e francesi?) , ma nel fatto stesso che avvenga. Attualmente i trattati non prevedono questa fattispecie, ma se Atene trovasse la scappatoia per farlo, i mercati inizierebbero a puntare sul prossimo che se ne andrà. Cosa questo voglia dire ce lo abbiamo abbastanza chiaro: rendimenti dei titoli di Stato dei periferici in ulteriore salita e spread in possente allargamento, fino a livelli che potrebbero portare effettivamente ad altre uscite dalla moneta unica.

Gli errori delle agenzie di rating, se permettete, sono altri


L’agenzia di rating Moody’s ha deciso di declassare 26 banche italiane. Decisione dura, alla quale l’Abi, l’associazione che rappresenta gli istituti di credito, dedica un comunicato di fuoco.

Irresponsabile, incomprensibile, ingiustificabile: cosi’ l’Associazione Bancaria Italiana giudica la decisione di Moody’s di tagliare il rating di 26 banche italiane. Ancora una volta le agenzie di rating si confermano come un elemento di destabilizzazione dei mercati con giudizi parziali e contradditori.

Le motivazioni di Moody’s sono queste

The ratings for Italian banks are now amongst the lowest within advanced European countries, reflecting these banks’ susceptibility to the adverse operating environments in Italy and Europe. Today’s rating actions reflect, to differing degrees for each affected bank, the following key drivers:

1.) Increasingly adverse operating conditions, with Italy’s economy back in recession and government austerity reducing near-term economic demand;

2.) Mounting asset-quality challenges and weakened net profits, as problem loans and loan-loss provisions are rising; and

3.) Restricted access to market funding which, if persistent, will exert added pressure on banks to reduce assets, posing risks to their franchises and earnings.

Motivazioni abbastanza sensate, a mio giudizio, anche se non sono un tecnico. A questo proposito vi segnalo l’analisi di Fabio Bolognini (che concorda). Sulle agenzie di rating si è scritto e detto molto e contro di esse il ragionamento più lucido che abbia letto è quello di Donato Masciandaro, ottimamente espresso in un commento sul Sole 24 Ore.

Almeno tre sono le ragioni per cui il rating offre valore aggiunto in termini informativi. In primo luogo, le agenzie accedono a fonti informative non pubbliche. In secondo luogo, il capitale umano che elabora gli input informativi e le metodologie utilizzate sono di qualità. In terzo luogo, le agenzie, in quanto soggetti terzi rispetto ad emittenti ed investori, hanno gli incentivi corretti, in termini di indipendenza ed autonomia, per offrire un prodotto di qualità, indipendente dal ciclo economico e dalla natura dell’emittente.

Ora, però, spiega ancora Masciandaro, stanno venendo meno tutte e tre queste condizioni e quindi i giudizi vanno presi con le pinze. Mi permetto, però, di notare che in un caso come quello di  Parmalat, in occasione del crollo di Lehman Brothers e in molte altre situazioni, abbiamo avuto di che lamentarci di come le agenzie di rating sopravvalutassero i titoli, ma mai del fatto che li sottovalutassero. Per i risparmiatori, in effetti, il problema è proprio questo: il consiglio (implicito) di comprare, quando invece ci sarebbe da vendere. Il tema resta attuale (vedi Jp Morgan), ma tanto si è battuto su questo tasto che forse Fitch, Standard&Poor’s e Moody’s,  stanno giocando in difesa.

Spiegare al centrodestra che ha vinto l’SPD


La linea della Merkel è in crisi anche in Germania. Questo perche’ i tedeschi si rendono conto della realtà (F.Cicchitto)

I tedeschi hanno esodato la Merkel. Non può dettare legge in Europa. Monti ne prenda atto. Noi lo faremo. Meglio per il governo fare altrettanto (M.Gasparri)

In principio fu l’endorsment di Tremonti per Hollande, da quel momento completo svacco. Oramai le vittorie del centrosinistra in Europa vengono celebrate dal centrodestra italiano con giubilo. Qua sul Post la prima del Giornale. Titolo: “Figura di Merkel”

Equitalia e gli inopportuni (o irresponsabili) sindacalisti di Termini Imerese


Riassumiamo la giornata di oggi.

  • A Napoli ci sono stati scontri ed è stata chiusa per tutto il giorno la sede di Equitalia
  • A Melegnano (MI), un funzionario di Equitalia è stato preso a calci da un imprenditore
  • A Viterbo un uomo ha minacciato di uccidere gli impiegati dell’Agenzia delle Entrate.
  • A Roma, alla sede Equitalia, è arrivata una busta con polvere pirica.

Nel frattempo gli operai (ex) Fiat di Termini Imerese hanno concluso dopo tre giorni l’occupazione degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, mentre negli uffici della Serit – l’agenzia di riscossione regionale – si trovavano gli operai dell’indotto.

Fiom, Fim e Uilm hanno sostenuto questa protesta. E’ un errore molto grave, in una fase nella quale la gente che normalmente lavora in quelle stanze è oggetto di minacce e di atti di violenza. Fare degli uffici di Equitalia il simbolo della sofferenza economica e la nuova piazza della protesta è troppo pericolooso. La recessione italiana, molto profonda, è la prima causa delle “conseguenze umane” della crisi e poco ha a che fare con Equitalia. Molto, invece, con i motivi che hanno portato alla chiusura di Termini Imerese.

Almeno in carcere si mangia. Sbattetemi dentro


“Almeno in carcere si mangia”. Battuta classica, quasi da vignetta. E’ successo davvero, a quanto pare, a Sant’Agata sul Santerno, nel ravennate. Un ex insegnante con una  pensione da 450 euro al mese, ha accoltellato un uomo all’uscita da un negozio (prognosi dieci giorni). In attesa del processo almeno mangia. Siamo messi maluccio, eh?

Gentile degli Astolfo

Il grande olio molisano

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La Valle del Siele

Appunti dalla frontiera. Agricoltura, mercato, scienze, sviluppo

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Gli uomini sono nani che camminano sulle spalle dei giganti. E dunque, è giusto citare i giganti.

tutta colpa di Internet

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Insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

Mani bucate - Marco Cobianchi

IL LIBRO CON I NOMI DELLE IMPRESE CHE INCASSANO AIUTI PUBBLICI

@lemasabachthani

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John Maynard

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