Non siamo in grado di gestire i nostri rifiuti, non siamo in grado di gestire le nostre carceri, non siamo in grado di gestire i conflitti sulle grandi opere, non siamo in grado di gestire il nostro approvvigionamento energetico.
Non abbiamo saputo votare le persone giuste al momento giusto e ci siamo affidati a promesse vuote e/o coalizioni evanescenti.
Non sappiamo fare politica industriale e gli industriali, spesso, non sanno organizzare bene le loro aziende e gestire i lavoratori in maniera efficace. I lavoratori, di contro, sanno raramente gestire sé stessi come parte di un’azienda. Non sappiamo trovare la giusta correlazione tra il nostro essere parte di una categoria e la necessità di far perdere a questa categoria alcuni privilegi in favore del bene comune.
Per esempio non abbiamo voluto cambiare la scuola e l’università, frapponendo sterili dibattiti sul tema pubblico/privato o difese corporative di insegnanti, professori e persino di studenti. Altro esempio: si dice da anni che l’Ordine dei giornalisti, come tutti gli Ordini, andrebbe abolito. Ma poi…
Le privatizzazioni le abbiamo fatte male, le liberalizzazioni le abbiamo fatte poco. Abbiamo un mercato del lavoro asfittico, che fino a ieri ha premiato solo chi il posto già lo aveva, e non siamo riusciti a riformarlo fino in fondo (maluccio, a dire il vero) fino a sei mesi fa.
Il bello è che tutto questo lo sappiamo benissimo, ma poi, improvvisamente, ce la prendiamo perché “ce lo chiede l’Europa”. E giù a picchiare con una retorica di guerra, come se noi fossimo un Paese occupato e la Commissione Europea gli occupanti. Alla luce di quello che mediamente siamo riusciti a produrre in questi anni, fa sorridere.