Voto il 10 febbraio? Perfetto per stimolare l’astensionismo
Se si vuole far sì che si astengano più persone possibile, immaginare un voto il 10 febbraio è perfetto. Martedì grasso è il 12 di febbraio e in molte regioni le scuole sono chiuse. Tutti a fare il week end lungo.
Comunque si voterebbe la domenica di Carnevale, la qual cosa presenta dei vantaggi in termini di assonanza con certi aspetti peculiari di questo Paese.
Le Parlamentarie di Grillo, la metà vuota e la metà piena del bicchiere
Se voleva essere una mobilitazione di popolo – del presunto popolo della rete – le primarie per scegliere i candidati del Movimento 5 Stelle al parlamento, non lo sono state. Novantacinquemila le persone che si sono espresse nel voto on line che, va detto, aveva le sue rigidità: lo si poteva fare solo dalle 10 alle 17. E rimangono i dubbi, posti dall’ex militante Fulvio Biagini sulla trasparenza di queste elezioni, su chi gestisca, alla fin fine, i dati raccolti, sulla pubblicità dei verbali. Dubbi fondati, anzi, fondatissimi.
La parte mezza piena del bicchiere è tutta nella novità e nel mezzo utilizzato, la rete. Dopo tanto parlare di democrazia e di voto on line, arriva il primo esperimento concreto realizzato all’interno di una forza politica accreditata ormai di un 15% delle preferenze. E che mette i partiti di fronte a quella che non è più un’ipotesi di scuola, ma una realtà: si può fare e qualcuno l’ha fatto, effettuando tra l’altro un rigido controllo degli accessi.
A pensarci bene avrebbe potuto farlo anche il centrosinistra, che alle primarie ha consentito agli elettori residenti all’estero di votare on line, a quelli residenti in Italia no, forse anche perché portare 3 milioni di persone alle urne è comunque una prova di forza. Ma se fossero stati 2 milioni nei circoli e 3 milioni in rete la prova di forza non sarebbe stata altrettanto grande? Una domanda che d’ora in poi toccherà porsi.