Al netto del fatto che la disoccupazione è un problema in assoluto e quella giovanile ci preoccupa tutti, può essere utile ricordare quali sono i veri dati, fuor di titoli preoccupati e altisonanti. Per esempio non è vero che il 37,1% dei giovani è senza lavoro. Leggiamo attentamente questo passaggio del comunicato Istat
Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono
641 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in
questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-
24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di
quelli occupati o in cerca, è pari al 37,1%, in aumento
di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e
di 5,0 punti nel confronto tendenziale.
Chiaro? Il 37,1% è il numero di disoccupati in rapporto al totale occupati+in cerca. Quindi NON in rapporto al totale della popolazione in quella fascia di età. In rapporto a questo totale la percentuale è del 10,6%. (avevo fatto a mia volta un errore, confrontando questo dato con la disoccupazione generale all’11,1%. Chiedo scusa, corretto)
Chiarissimo. Per la perfezione manca il link alla fonte 😉
Fatto 🙂
Bravo, 10+ !
Simone, scusa ma non è come dici. Da sempre la disoccupazione si calcola in percentuale sul numero di persone che cercano lavoro (quindi occupati + in cerca) e non sul totale della popolazione. è infatti quello il dato significativo. Se vivo di rendita o se faccio il mantenuto tecnicamente l’istat non mi considera un disoccupato
E anche quel 11% (se è il tasso di disoccupazione) è calcolato in quel modo e dunque è statisticamente comparabile con il 37 e non col 10
Bhè il messaggio considera solo la fascia di età tra 15 e 24 anni dividendola in tre categorie (occupati, in cerca di lavoro e disoccupati) e dice che in quel totale ci sono:
1) 10,6% in cerca di lavoro
2) 37,1% rappresenta il rapporto espresso in %: disoccupati/(occupati+in cerca) cioè per 100 persone occupate o in cerca ve ne sono altre 37,1 disoccupate (circa il 27% quindi).
resta il fatto che in una fascia di età in cui tantissimi vanno ancora a scuola (15-19) e all’università (19-24), statisticamente il dato della percentuale sulla popolazione totale è meno valido che su altre fasce di età dove gli studenti sono molti di meno o non ci sono quasi del tutto. non dico che sia più veritiero il 37%, però il 10,6% è sotto media nazionale ma è dato comunque più “pesante”.
Una cosa che predico da mesi anche nel mio blog, ma a cui nessuno vuole prestare attenzione, specialmente i media che ci sguazzano nel mischiare le carte. Questo non per sminuire il problema che è serio e reale ma per dare informazioni corrette. Grazie Simone.
Per correggere un errore se ne commette un altro: anche il tasso di disoccupazione globale (11,1%) è calcolato allo stesso modo di quello giovanile, naturalmente. Quindi non si può dire che 10,6%<11,1% perché sono due grandezze diverse. E' scorretto dire che il 37% dei giovani è disoccupato, ma è corretto comparare il 37% giovanile con l'11% globale.
a mio avviso è molto più grave mettere in paragone il 10.6 con l’11.1 piuttosto che dire che il 37,1 dei giovani è disoccupato. a meno di non definire disoccupato uno che fa la quarta liceo scientifico…
chiedo scusa, occupato e non disoccupato
Comunque se si fanno i calcoli viene che il 37,6% dei giovani tra 19 e 24 anni non ha un lavoro (cioè o è disoccupato o è in cerca).
Valentino, ma non è vero. Se si fanno i calcoli viene che il 37,1% dei giovani tra 15 e 24 anni CERCANO LAVORO non lo trovano. E siccome sappiamo che i disoccupati sono il 10,6% della popolazione, facendo sempre i calcoli, viene fuori che 4,3 milioni di persone tra 15 e 24 anni non è in cerca di lavoro né lavora. Che fanno? Studiano? O sono fuori da tutti i circuiti sociali (i cosiddetti neet). In che proporzione sono nelle due situazioni?
In ogni caso, non sono affatto sicuro dei calcoli, però i problemi permangono comunque anche se non è vero che il 37,1% dei giovani è disoccupato.
…e comunque non ho ancora conosciuto un giovane a cui hanno chiesto se è in cerca di lavoro oppure no. Sono statistiche e vanno interpretate senza esaltazione o depressione.
i giornalisti usano le statistiche a proprio uso e consumo ormai è difficile a credere sia vero ciò che dicono e scrivono. Com’è possibile altrimenti che ogni giorni i dati comunicati mutino tanto? Non possiamo fidarci di nessuno
Scusate, mio avviso la questione va posta in qs. termini: il 10,6% dei giovani e’ senza lavoro. Tra i disoccupati, il 37% e’ nella fascia 15/24, il restante ha più’ di 24 anni. È’ quindi ben diverso da quanto uscito sui giornali
Le statistiche non portano molto lontano, servono a rimpiere le pagine dei giornali e i notiziari. Un giovane, da che mondo è mondo, , conclusi gli studi, si trova per la prima volta ad affrontare il mondo del lavoro, offrendo a sua volta solamente un diploma o una laurea -oggi perloppiù breve- e esperienza nulla. Non trascuriamo l’aspetto che queste giovani persone si illudono di essere inseriti nel mondo del lavoro pretendendo onorari/stipendi non consoni a chi di esperienza deve raccoglierla e inserirsi in una attività. Questo era un problema anche ai miei tempi ,senza che tali statistiche e dati fossero resi noti quotidianamente. Resta inteso che questa mia opinione vale in generale, poichè ci sono pure giovani che si “adattano” ad intraprendere sfide nel mondo del lavoro pur di raccogliere e maturare esperienza, anche se non direttamente collegata al proprio ciclo di studi, e la considerano un arrichhimento professionale. Sono coscienti che devono ancor investire ” e sacrificare” prima di poter pretendere. Non puntano esclusivamente ad una posizione il cui criterio di scelta resta la remunarazione. E’ chiaro che chi non offre esperienza può trovare occupazione dovendo sacrificare l’aspetto economico., deve giungere a compromessi ed accontentarsi, poichè è il percorso per maturare professionalità. Molto più preoccupante resta la fascia di “disoccupati” o in cerca di lavoro dei 40enni -55enni, che restano professionisti, ciascuno per il proprio ambito, che possono offrire esperienza, ma che non essendo “giovani” rientrano in fascie di remunarazione non egevolate e/o più onerose per un probabile datore di lavoro. Nessun pensa e informa che queste persone, che proprio per la fascia di età , hanno pressioni e responsabilità familiari che un giovane generalmente non ha e che quindi tali “disoccupati” o in “cerca di lavoro” restano la fascia veramente preoccupante. Per queste persone si dovrebbe incentivare il rinserimento nell’attività professionale. Tutto ciò visto da un’ottica generale, come generale restano le statistiche. Chiediamo a questi giovani che cosa siano disposti a fare pur di entrare nel mondo del lavoro, quanto credono nella professione che vorrebbero fare e quanto sono disposti ad investire per crearsi il proprio spazio professionalee raccogliendo esperienza??
I dati statistici servono solo ad obnubilare le menti, fornendo informazioni che restano destabilizzanti, senza approfondire ed andare oltre.
Nessuno parla appunto di altre fasce di età, che si trovano a spasso!
Quindi largo ai giovani che si rimboccano le maniche, che grazie agli studi intrapresi sono ricchi di inventiva e di visioni ,e che si “adattano” ad accettare attività iniziali considerandole il veicolo utlile per accostare esperienze professionali da integrare con l’acquisto sapere.
Ci sono moltissime attività artigianali che debbono chiudere, perchè di giovani non se ne trovano. E lì lavoro ci sarebbe, ma in generale un giovane crede- causa l’attuale società- che conclusi gli studi il suo percorso sia chiuso . Non ha compreso che conclusi gli studi inizia un nuovo percorso, e che se desidera emergere e crearsi un avvenire, dovrà esseancora studiare e approfondire, cogliere opportunità , non sempre agevoli, per eccellere nel proprio settore e per offrire poi al potenziale datore di lavoro una marcia in più!
Quindi lasciamo le statistiche ISTAT dove stanno, non sopravvalutiamole. Ricordate che è il medesimo istituto che ha profuso indici di potere di acquisto sempre inferiori alle svalutazioni effettive, indici suffragati dalla propanganda politica “che tutto andava bene” in Italia a fino a pochi mesi addietro. Quando ciascuno mortale dotato di un minimo di buon senso ,constatava ogni giorno che il denaro perdeva sensibilmente in poter di acquisto . Cerchiamo di pensare e valutare con buon senso, e aprire gli occhi per considerare la realtà nella sua diffcile complessità e di ingnorare valori e percentuali che indicano poco, risolvono nulla, anzi destabilizzano e creano giustificazioni a chi desidera spostare l’attenzione da altre problematiche di sostanza. Problematiche che se affronate e risolte darebbero una mano a abbattere le percentuali di cui sopra.
Grazie
Dott.ssa Francesca Sanson
senza fare tutti questi giri di parole , il tasso di disoccupazione è e diventerà sempre più alto se continuerà ad aumentare il lavoro sommerso, piaga sociale legata all’eccessiva pressione fiscale peggiorata con il governo Monti;
Simone,
mi dispiace dirti che hai preso un granchio. Il tasso di disoccupazione si misura in rapporto alla “forza lavoro” e non alla popolazione. Non perché lo dico io, ma perché è questa la definizione accettata internazionalmente. Tanto l’Istat, che Eurostat, che il Bureau of Labor Statistics americano si rifanno a definizioni dell’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro con sede a Ginevra.
D’altra parte, dal punto di vista economico, non avrebbe nessun senso definire la disoccupazione in rapporto alla popolazione. Nella popolazione in generale ci sono molte persone che non hanno l’età, o le condizioni di salute, o semplicemente il desiderio di lavorare. Quel che conta, invece, è la percentuale di chi non trova lavoro pur volendo lavorare.
E’ qui che interviene il concetto di “forza lavoro”. Secondo la definizione standard dell’Ilo, la forza lavoro è formata da chi, avendo un’eta compresa tra 15 e 74 anni, si dice disponibile a iniziare a lavorare entro due settimane e dichiara di aver “attivamente” cercato lavoro nelle 4 settimane precedenti. Chi, all’interno della “forza lavoro” così definita, dichiara di non avere un lavoro, viene censito come “disoccupato”.
Come vedi, la definizione standard di “disoccupato” (e per conseguenza il “tasso di disoccupazione”) è alquanto restrittiva. Soprattutto in tempi di prolungata stagnazione o recessione economica, molte persone – disoccupate di fatto perché intenzionate a lavorare ma senza lavoro – smettono di cercare “attivamente” un’occupazione. Diventano “lavoratori scoraggiati” e non vengono più calcolati come “disoccupati” – anche se, ripeto, di fatto lo sono.
Negli Usa, economisti, opinione pubblica e anche autorità sono consapevoli e preoccupati della questione. Tant’è che oltre al tasso “normale” di disoccupazione (il cosiddetto U3), viene normalmente riportato – nelle statistiche ufficiali e nel discorso pubblico – anche un tasso più allargato, comprensivo dei “lavoratori scoraggiati”, e noto come U5 o U6 (ne esistono più varianti, lievemente diverse tra loro).
Il tasso U5 o U6 è ovviamente più alto. E, in tempi di crisi, viene considerato dalla maggior parte degli economisti come più significativo del tasso “standard” U3.
In Europa, purtroppo, la questione è considerata così sensibile dal punto di vista politico, che il tasso “allargato” U5 o U6, pur essendo calcolato da Eurostat, non viene reso noto.
Non ti so dire dove stia l’U5 o U6 per la fascia della popolazione giovanile (15-24). Ma so che il tasso di disoccupazione complessivo, che nella definizione U3 in Italia ora sta all’11,1%, nella definizione “allargata” U6 supera il 25% – avvicinandosi molto ai livelli della Grecia. E questo perché il problema della “disoccupazione strutturale” di lungo periodo, e dei “lavoratori scoraggiati”, è in Italia molto grave.
Di questa questione ho fatto cenno in un articolo recente nel mio blog. E, per chi sia interessato, mi riprometto di postare un approfondimento nei prossimi giorni.
Ecco il link:
http://giuseppebertoncello.com/2013/01/09/tutti-gli-inganni-del-presidente/
Un cordiale saluto,
Giuseppe B.
Caro Giuseppe, infatti contesto l’espressione: “Il 37% dei giovani è senza lavoro”, che è fuorviante. Spero che su questo concorderai.