L’alibi dell’Euro e della Germania cattiva


Qualche riflessione sulla scorta di un paio di tweet che hanno riscosso una discreta disapprovazione presso i sostenitori dell’uscita dall’Euro e presso coloro che ritengono che gran parte delle colpe di questa crisi del sud Europa ricadano sulla Germania.

Sinceramente: non ho le competenze per ritenere se, dal punto di vista monetario e puramente economico, un’uscita dall’Euro sia una buona soluzione, né quelle per poter paragonare il sistema tedesco a quello italiano nel suo complesso. Ho qualche idea, però, sulla politica e sulla psicologia di un popolo come quello italiano.

La Germania cattiva, l’Euro che ci rende meno competitivi sono ottimi alibi: sarà pur vero che i Tedeschi hanno tratto dall’Euro benefici molto maggiori dei nostri, sarà pur vero che l’Euro ci ha danneggiati, ma è anche vero che questo consente, politicamente e psicologicamente, di liberarsi mentalmente dei nostri problemi; ci fa scaricare le responsabilità (nostre) su qualcun altro.

Mi riferisco alle finanze pubbliche, per esempio: non dimentichiamoci, per cortesia, che vent’anni fa, quando l’Euro ancora non c’era, il debito/PIL dei tedeschi era al 30% e quello italiano al 110%. Ma la finanza pubblica è solo un aspetto, secondo me il meno importante.

La liretta, per portare solo un esempio, ci consentiva di fare turismo a buon mercato. A tutt’oggi ne paghiamo lo scotto: alberghi a quattro stelle che ne meriterebbero due, località di vacanza senza servizi e che per anni hanno vissuto di rendita.

L’Euro e l’Europa, sono costruiti malissimo (su questo non c’è il minimo dubbio), la moneta unica avvantaggia alcuni e toglie vantaggi ad altri e, ribadisco, non sono in grado di dire se l’uscita dalla moneta unica possa portare ad un’epoca felice o al disastro completo (propendo per un’ipotesi mediana). Però ci costringono a confrontarci con i nostri difetti, a togliere la polvere da sotto al tappeto.

La possibilità di svalutare rischia di coprire le magagne di un sistema industriale che presenta ancora sacche incredibilmente  ampie di scarsa o nulla capacità di stare sul mercato: la liretta ha prodotto anche imprese sottocapitalizzate, sottospecializzate, sottodimensionate; la svalutazione rischia di allentare, di conseguenza, la pressione delle stesse imprese e dei cittadini sullo Stato perché sia più efficiente; rischia di esaltare la nostra forza, nascondendo le nostre debolezze.

 

5 Risposte

  1. Mi ripeto per l’ennesima volta: nessuno dei nostri governanti e/o economisti hai mai indicato a grandi linee quale siano i costi che dovremmo sostenere per l’uscita dall’euro? per esempio la Santanchè ieri a ultima parola invitava Letta a imporre all’Europa il nostro sforamento del 3% debito/pil. E se l’Europa non accetta cosa si fa? Si esce dal patto? E con quali conseguenze? Nessuno si pronuncia! Mi sembra di essere in presenza di una classe politica assai strana. O sbaglio e sono io a ragionare in modo non corretto?

  2. Non dimentichiamo anche che una valuta debole sarebbe facile preda degli speculatori (ha rischiato di esserlo l’Euro, figuriamoci una Lira 2.0)
    Faccio solo notare che in tutto questo “blame game” nessuno (Italia o Europa che sia) vuole trovare soluzioni; parlano tutti, ma nessuno ha l’orgoglio di prendere davvero decisioni epocali e di portarle fino in fondo (discorso anche che vale per il governo Monti).

  3. Le colpe sono da recercare nelle iniziali regole di ingaggio. L’economista Prodi ha acquistato l’euro attribuendogli un valore di un terzo superiore a quello reale.
    Gradirei sapere, inoltre, se Prodi, nel lungo esercizio lavorativo pubblico e privato, abbia chiuso almeno UNA VOLTA i bilanci in nero: IRI compresa.

  4. L’hai detto tu Simone, i mali dell’Italia non sono causati ne’ dall’euro ne’ dalla Germania.

    Ma allo stato attuale, con alle spalle 5 anni di crisi economica, di cui 2 decisamente drammatici, i casi sono due: o si fa tutti un passo indietro, e si “decide” di essere tutti più’ poveri cambiando modello di sviluppo (ma secondo me interessa pochi questa possibilita’) o se vogliamo tornare ai fasti passati bisogna inventarsi qualcosa e questo qualcosa deve essere contro le “regole” di fatto imposte dalla Germania. Credo che solo la politica monetaria possa salvarci, cosa che la BCE e la Merkel non vogliono

  5. Il dilemma è proprio quello che segnali bene tu.
    Io sono sempre stato pro-€ perchè era l’unico modo per continuare a misurarci su chi fa le cose bene, ma il dubbio che mi viene è: dopo 25 anni di dimostrazioni pratiche, accettare la realtà che siamo inferiori (nel senso lavorativo e di rapporto civile con le istituzioni) rispetto ai paesi forti dell’€ e che siamo un paese che si basa su clientelismo e favori è brutto, ma continuare a fare finta di essere meglio di quanto siamo strutturalmente è davvero il meglio per le generazioni future delle quali prendiamo in prestito le (poche) ricchezze? Non lo so più.

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