Il livello della speculazione politica si alza (o abbassa)
Incredibile che a #CharlieHebdo sia rimasto ucciso l’economista Maris che denunciava irregolarità su emissione moneta http://t.co/xXuOlUI4cp
— carlo sibilia (@carlosibilia) 8 Gennaio 2015
Tra le tante cose, noto che quelli che ora difendono la libertà di espressione e di satira, sono gli stessi che cacciarono Luttazzi.
— Mirella Liuzzi (@mirellaliuzzi) 8 Gennaio 2015
La morte dell’umana pietà
@islamlie @gasparripdl @magdicristiano @GioSallusti non voglio dare nemmeno un centesimo dei mie soldi per liberare queste due stronze.
— raffaele velotti (@raffaelevelotti) 3 Gennaio 2015
Fermiamoci un attimo, ve ne prego. Sono arrabbiato e questa volta lo sono davvero e forse questo non conta nulla, ma è un piccolo segnale, perché sono uno che per mestiere deve essere freddo, controllato, guardare le cose col massimo distacco possibile. E’ successo che un sentimento si è perso, l’umana pietà, nello stesso momento nel quale si è smarrito il raziocinio. Trovo curioso, peraltro, che le due cose vadano a braccetto.
– Io credo che sia possibile discutere serenamente sull’opportunità o meno che un Governo paghi un riscatto a dei terroristi. Anzi, personalmente ho molti dubbi che una cosa di questo genere vada fatta, perché potrebbe mettere a rischio altri nostri connazionali all’Estero. Ho anche molte perplessità sul comportamento di due persone inesperte che decidono di addentrarsi, come volontarie, in uno dei territori di guerra più pericolosi del pianeta. Ma queste due valutazioni non mi portano a dire che se lo meritino, che debbano essere lasciate al loro destino, a dar loro delle cretine: hanno vent’anni e a vent’anni si fanno moltissime cazzate. Sappiate, ma questo è opinabile, che preferisco questa cazzata, dotata di afflato umano, rispetto a quella di chi si sbronza per fare le gare di auto all’Eur sulla BMW del padre e ci muore (per inciso, anche questo ha un costo elevato per i contribuenti, specie se la persona non muore) o a quella di chi diventa “vittima delle slot”, come se non fosse stata sua responsabilità quella di finire nel gorgo di una dipendenza, e magari massacra la famiglia, per poi diventare persona degna di cure, poverina.
– Io credo che sia possibile non dare dell’irresponsabile ad un medico che ha deciso di dedicare un pezzo della sua vita ai malati di un morbo potenzialmente mortale, che decide, dopo averlo contratto ed essere guarito, di ritornare in Sierra Leone dai suoi malati. Credo che il rispetto per un uomo che sente di avere una missione debba prescindere dalle valutazioni, secondo me opportune, su come l’organizzazione della quale quest’uomo fa parte abbia spesso assunto, nella persona del suo fondatore, posizioni politiche che possiamo ritenere discutibili. Per intenderci: non rompiamo le scatole alla colletta alimentare solo perché la organizza la Compagnia delle Opere e non facciamolo nemmeno con un medico di Emergency perché il fondatore dell’organizzazione è Gino Strada, che magari ci sta sulle palle. Credo che sia possibile, per chiarire ancora meglio, discutere Gino Strada, ma non il lavoro e l’umanità che medici come quello mettono in ciò che fanno. Le due cose non sono collegate.
– Io credo che sia lecito e opportuno discutere serenamente se l’operazione Mare Nostrum o l’abilità e solerzia della nostra Guardia Costiera nell’effettuare salvataggi in mare abbia incrementato gli arrivi di migranti sulle nostre coste: dietro questi arrivi c’è spesso un vero e proprio traffico, i trafficanti in un certo numero di casi vengono pagati dalle famiglie d’origine a viaggio concluso. E’ probabile, quindi, che considerino l’azione dell’Italia come una sorta di assicurazione sul loro lavoro. Ma non sono disposto a tollerare che una vita umana in mare non venga salvata, non sono disposto a pensare che si possa lasciar affondare una barca con a bordo centinaia di persone (persone) dotate come me di sentimenti, passioni, amore, famiglie, figli, desideri. Una controprova: mi immagino a bordo di una barca con la quale sono in vacanza, incrociare un gommone con decine di persone a bordo. Li lascerei al loro destino? Il fatto che Malta o la Grecia lo facciano NON è una giustificazione valida.
– Io credo che si possa ragionare serenamente sulla questione dei Rom, sul fatto che una parte della popolazione che vive nei campi nomadi è dedita al furto o all’accattonaggio e che questo sia intollerabile. Credo che sia giusto pensare a come risolvere il problema delle madri o delle donne incinte che vengono mandate per strada a chiedere l’elemosina con un figlio per mano o ad occupare le case popolari. Ma non sono disposto a tollerare che si invochi una sorta di pulizia etnica o che si assaltino i campi. In una società complessa, questo è uno dei tanti problemi complessi che dobbiamo affrontare, senza dimenticarci che, anche in questo caso, parliamo di persone.
– Io credo che si possa discutere serenamente di questi e altri problemi, che lo si possa fare civilmente. Credo che si possa ripulire la bava dalla bocca, ritrovare il raziocinio e insieme l’umana pietà.
Ma capisco anche che, forse, è una battaglia persa.
Il candidato al “nobel” per l’insegnamento scrive a Renzi. Ma omette qualcosa
Il professor Daniele Manni, candidato italiano a quello che è stato enfaticamente definito come “nobel dell’insegnamento”, ha scritto una bella lettera al presidente del Consiglio, inviandola ad una serie di mezzi di informazione, tra cui Radio24. Vi riporto la lettera e quello che gli ho risposto io, via mail.
Gent.mo Presidente Renzi,
mi chiamo Daniele Manni, sono un docente di Lecce, innamorato e appassionato del proprio ruolo (non riesco a chiamarlo lavoro) e, pare, sono fra i 50 finalisti al mondo candidati al titolo internazionale di Premio Nobel per l’Insegnamento, il “Global Teacher Prize” della Varkey Gems Foundation. In Europa siamo solo in nove e due in Italia (quasi il 30%), anche se so perfettamente di essere solo stato fortunato perché c’è stato qualcuno che si è preso la briga di segnalare il mio operato alla Fondazione, quindi, dietro questa punta di iceberg, sono certo si nascondono centinaia di colleghi altrettanto meritevoli di questo “titolo”, i quali lavorano, sperimentano e innovano ogni giorno, nel silenzio delle loro aule, fianco a fianco con i loro fortunati studenti.
Ho deciso di scriverle perché oggi sono “qualcuno” e questo mio quarto d’ora di notorietà durerà appena un mese, fino a quando non diverrò un banale “ex” finalista e le mie parole avranno certo un peso diverso.
Cosa le chiedo? Niente di più di quanto lei non stia ripetendo negli ultimi giorni, ossia più considerazione in Italia per la professione docente, più “ritmo” nella scuola. Solo che, oltre ad ascoltare e ad apprezzare i suoi nobili intenti, mi piacerebbe che in questo nuovo anno vedessimo azioni concrete, un po’ come facciamo noi “bravi” insegnanti “da Nobel” con i nostri alunni, agendo e creando risultati e non solo annunciando cambiamento e innovazione. E di azioni concrete per riqualificare il nostro ruolo nella società italiana me ne vengono in mente due.
La prima, a rischio di sembrare banale, è quella di rendere semplicemente “dignitoso” lo stipendio che ci viene riconosciuto, perché oggi, dignitoso, non lo è affatto. Se, pur essendo i peggio pagati e ricevendo poca o nulla stima dalla società civile, riceviamo lode e attenzione internazionale e la nostra opera quotidiana rende la scuola italiana una delle “istituzioni” più apprezzate dalla cittadinanza (al terzo posto, dopo Papa Francesco e le Forze dell’Ordine*), chiedo a Lei e al governo che rappresenta, cosa potrebbe essere la Scuola italiana se il corpo docente ricevesse più credito e dignità? Come pensa che la società possa apprezzare una figura così importante per la vita ed il presente (non solo il futuro) dei nostri figli se lo Stato è il primo a ridicolizzarne il lavoro con un riconoscimento inadeguato? Comprendo benissimo che questo è un momento certo non facile per mettere sul tavolo un piano di aumenti per la categoria, ma qualche primo, piccolo segnale non sarebbe affatto una mossa errata. Se si sta chiedendo se questo mio è un tentativo per ottenere ciò che in tanti non sono riusciti negli ultimi vent’anni, la risposta è …sì.
La seconda possibile azione è quella di ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola, ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità. Vuole qualche esempio? La Varkey Gems Foundation ha come mission quella di alzare il livello di considerazione dell’insegnamento e si è inventato un premio da 1 milione di dollari per accendere i riflettori di tutto il mondo su questa straordinaria professione (sempre che il governo ed il ministero italiano abbiano, anch’essi, questa mission). E’ vero, loro sono ricchi e hanno i soldi, ma quanta ricchezza abbiamo noi italiani in termini di creatività ed inventiva? E non sta certo a me suggerire modi e metodi efficaci.
Concludo augurando a noi docenti che lei possa prendere minimamente in considerazione quanto le ho scritto e a Lei, ai suoi cari e a tutto il suo staff un 2015 proficuo, sereno e ricco di sorrisi.
Con grande rispetto e fiducia
Daniele Manni
Bella, bravo. Ma da padre di tre figli ci avrei aggiunto – se posso permettermi – due righe sul riconoscimento del merito dei singoli. Se il ruolo dell’insegnante viene spesso screditato, a mio personalissimo modo di vedere, questo avviene per due motivi: da un lato genitori che sempre più spesso pensano di potersi sostituire al maestro o al professore e che bollano come ingiustizie brutti voti e richiami, dall’altro docenti non sempre all’altezza. Dopo l’open day ho iscritto i miei figli ad una scuola diversa da quella sotto casa (in centro a Milano!) per la manifesta incapacità di due insegnanti di coniugare correttamente i congiuntivi. Come vede la sfiducia dei genitori e l’incapacità di pezzi del corpo docente sono un classico circolo vizioso, che in qualche modo va spezzato. In bocca al lupo per il “nobel”.