La morte dell’umana pietà


Fermiamoci un attimo, ve ne prego. Sono arrabbiato e questa volta lo sono davvero e forse questo non conta nulla, ma è un piccolo segnale, perché sono uno che per mestiere deve essere freddo, controllato, guardare le cose col massimo distacco possibile. E’ successo che un sentimento si è perso, l’umana pietà, nello stesso momento nel quale si è smarrito il raziocinio. Trovo curioso, peraltro, che le due cose vadano a braccetto.

– Io credo che sia possibile discutere serenamente sull’opportunità o meno che un Governo paghi un riscatto a dei terroristi. Anzi, personalmente ho molti dubbi che una cosa di questo genere vada fatta, perché potrebbe mettere a rischio altri nostri connazionali all’Estero. Ho anche molte perplessità sul comportamento di due persone inesperte che decidono di addentrarsi, come volontarie, in uno dei territori di guerra più pericolosi del pianeta. Ma queste due valutazioni non mi portano a dire che se lo meritino, che debbano essere lasciate al loro destino, a dar loro delle cretine: hanno vent’anni e a vent’anni si fanno moltissime cazzate. Sappiate, ma questo è opinabile, che preferisco questa cazzata, dotata di afflato umano, rispetto a quella di chi si sbronza per fare le gare di auto all’Eur sulla BMW del padre e ci muore (per inciso, anche questo ha un costo elevato per i contribuenti, specie se la persona non muore) o a quella di chi diventa “vittima delle slot”, come se non fosse stata sua responsabilità quella di finire nel gorgo di una dipendenza, e magari massacra la famiglia, per poi diventare persona degna di cure, poverina.

– Io credo che sia possibile non dare dell’irresponsabile ad un medico che ha deciso di dedicare un pezzo della sua vita ai malati di un morbo potenzialmente mortale, che decide, dopo averlo contratto ed essere guarito, di ritornare in Sierra Leone dai suoi malati. Credo che il rispetto per un uomo che sente di avere una missione debba prescindere dalle valutazioni, secondo me opportune, su come l’organizzazione della quale quest’uomo fa parte abbia spesso assunto, nella persona del suo fondatore, posizioni politiche che possiamo ritenere discutibili. Per intenderci: non rompiamo le scatole alla colletta alimentare solo perché la organizza la Compagnia delle Opere e non facciamolo nemmeno con un medico di Emergency perché il fondatore dell’organizzazione è Gino Strada, che magari ci sta sulle palle. Credo che sia possibile, per chiarire ancora meglio, discutere Gino Strada, ma non il lavoro e l’umanità che medici come quello mettono in ciò che fanno. Le due cose non sono collegate.

– Io credo che sia lecito e opportuno discutere serenamente se l’operazione Mare Nostrum o l’abilità e solerzia della nostra Guardia Costiera nell’effettuare salvataggi in mare abbia incrementato gli arrivi di migranti sulle nostre coste: dietro questi arrivi c’è spesso un vero e proprio traffico, i trafficanti in un certo numero di casi vengono pagati dalle famiglie d’origine a viaggio concluso. E’ probabile, quindi, che considerino l’azione dell’Italia come una sorta di assicurazione sul loro lavoro. Ma non sono disposto a tollerare che una vita umana in mare non venga salvata, non sono disposto a pensare che si possa lasciar affondare una barca con a bordo centinaia di persone (persone) dotate come me di sentimenti, passioni, amore, famiglie, figli, desideri. Una controprova: mi immagino a bordo di una barca con la quale sono in vacanza, incrociare un gommone con decine di persone a bordo. Li lascerei al loro destino? Il fatto che Malta o la Grecia lo facciano NON è una giustificazione valida.

– Io credo che si possa ragionare serenamente sulla questione dei Rom, sul fatto che una parte della popolazione che vive nei campi nomadi è dedita al furto o all’accattonaggio e che questo sia intollerabile. Credo che sia giusto pensare a come risolvere il problema delle madri o delle donne incinte che vengono mandate per strada a chiedere l’elemosina con un figlio per mano o ad occupare le case popolari. Ma non sono disposto a tollerare che si invochi una sorta di pulizia etnica o che si assaltino i campi. In una società complessa, questo è uno dei tanti problemi complessi che dobbiamo affrontare, senza dimenticarci che, anche in questo caso, parliamo di persone.

– Io credo che si possa discutere serenamente di questi e altri problemi, che lo si possa fare civilmente. Credo che si possa ripulire la bava dalla bocca, ritrovare il raziocinio e insieme l’umana pietà.

Ma capisco anche che, forse, è una battaglia persa.

5 Risposte

  1. L’umana pietà non è morta, è più viva che mai in Italia, forse troppo viva in un paese bersagliato da navi di profughi (ora sparati contro le nostre coste – nemmeno più condotti fino ad esse) e sempre in prima linea nell’aiuto dei bisognosi. Ciò che sta cambiando non è lo stato di salute della pietà, ciò che sta maturando è un dubbio: può essere solo il nostro paese (o meglio, solo alcuni paesi più virtuosi) accollarsi il peso dell’umana pietà? Può una singola persona decidere di mettere in difficoltà un intero paese per la propria autodeterminazione nel portare un aiuto? Possono due ragazze troppo giovani ed inesperte inventarsi di portare aiuto senza preoccuparsi della parte in cui riescono a portare aiuto a loro stesse?
    In Italia è possibile per merito dell’umana pietà. Pietà di cui noi siamo ricolmi e che le porterà a casa senza che mai si sappia quali sono state le condizioni per il rilascio (e che i giornalisti come te, Simone, mai chiederanno o mai otterranno – due giorni dopo il rilascio non si saprà più nulla della vicenda, come al solito). Pietà che ci fa accogliere e gestire i disperati nelle carrette del mare nel loro momento peggiore con buona pace di chi si vanta di ospitarli successivamente senza aver minimamente aiutato i profughi in quei momenti di orrore.
    La bontà non è contagiosa come si vuole far credere, c’è chi è buono e chi vive sulle spalle della bontà altrui (Terra di mezzo?); è inutile poi ricordarti chi delinque è sempre ben più determinato dei nostri eroici controllori (carrette del mare lanciate contro le nostre coste – ho il disgusto solo a pensarci tanta è la vigliaccheria di questi scafisti – ma effettivamente stanno vincendo loro).
    Tanta bontà ha prodotto risultati tangibili? Ha salvato delle vite sicuramente ma HA CREATO UN MERCATO del salvataggio delle vite, un mercato costoso dal punto di vista economico e sociale basato sull’emergenza da supplire, una volta fatta di barconi, un’altra fatta di ragazzine volontarie, l’altra fatta di medici contagiati. Credo che il lavoro della nostra umana pietà dovrebbe anche essere quello di ridurre le emergenze non di aumentarle. Non riusciamo a ridurre il numero di emergenze? Facciamo almeno in modo che ricadano su tutti e non solo su alcuni… ma anche qui ci dimostriamo incapaci di farci valere e di imporre una minima coordinazione tra gli stati e ci basta godere del gesto del salvataggio più che della soluzione del problema.
    E’ questo il vero punto a cui l’opinione pubblica si sta (sguaiatamente come ogni volta succede sui social network) ribellando: il nostro essere umani e pietosi si è rivoltato troppo contro di noi e non c’è verso di vedere il fondo di questo vortice di emergenze. Non c’è risposta che blocchi o riduca gli sbarchi di disperati (e non intendo respingimenti) non c’è regola nel portare gli aiuti, ci sono solo persone che si ergono al ruolo di salvatori (e sono cattivo, si credo sia anche tanta voglia di protagonismo – siano essi capitani di marina o volontarie) ma non c’è nessun vero eroe che abbia davvero voglia di dare una soluzioni definitiva.
    E di ciò io sono stufo. Impotentemente stufo. Fai presto a dire che nella mente delle persone non cambierà nulla ma ricordati che nel contempo continueremo a portare a casa le Giuliane Sgrena o le cooperanti o i padri missionari pagando in soldi che poi saranno usati per combatterci con impensabile viltà. Continueremo a raccogliere disperati a spese nostre per poi sentirci additati come razzisti se chiediamo che in un momento di crisi siano dedicate risorse anche a chi accoglie non “solo” agli accolti e che parte dell’aiuto arrivi anche da chi riceve si i migranti ma solo successivamente allo sbarco (detta francamente, puliti, curati e nutriti). Quindi non cambierà magari nulla nella mia mente e nella mente di coloro che non approvano il nostro modo di fare ma la realtà è che non cambia nulla nei fatti, a favore della “povera e morente” umana pietà…

    1. Ok, ho aggiornato il posto con uno dei tanti tweet trovati in rete. Vattelo a vedere.

      1. Non capisco quale sia il tweet di cui parli e non mi sembra in ogni caso che risponda alle pacate e puntuali spiegazioni che ti pone Michele Fontana.
        Quello che in molti si ostinano a non capire è che la massa delle persone reagisce in maniera scomposta quanto vuoi non avendo ricevuto risposte nè dalla politica nè dal giornalismo a domanda legittime:
        – che senso ha continuare a (r)accogliere gente disperata se non siamo in grado di garantire una condizione dignitosa nè a loro – buttandoli nelle braccia della malavita quando non dell’integralismo – nè oramai neanche a chi li dovrebbe accogliere?
        Che senso ha inviare cooperanti, onlus e ONG in teatri di guerra mentre contemporaneamente noi o i nostri alleati continuiamo a fornire armi e appoggi logistici a una o entrambi le parti in conflitto?
        Che senso ha parlare di integrazione se addirittura favoriamo la creazione di enclave straniere in Italia, avendo anche organizzato a nostre spese corsi di lingua madre agli immigrati di seconda generazione per consentire loro di non perdere le radici?
        l’Italia non è l’America. è profondamente scorretto paragonare la migrazione italiana p.e. in America a quella attuale verso l’Italia. Lì gli italiani migravano in una paese in pieno sviluppo e senza nessuna cultura o identità autoctona, motivo per cui non si poneva alcun problema di integrazione.
        Io credo che di tutto questo si possa discutere senza isterismi .
        Ma per evitare ciò occorre uno sforzo da parte di tutti, in particolare degli operatori dell’informazione, a tenere fuori dalla discussione generalizzazioni sommarie e pre-giudizi, cercando di attenersi ai fatti . Il chè presuppone una critica anche verso un certo modo di fare informazione a colpi di dati inventati.

  2. Ciao Simone, non sono d’accordo sul fatto che sia morta l’umana pietà. Semplicemente non è mai stata presente in alcune categorie. In primis nei potilici opportunisti che basano il proprio consenso sulla sapiente stimolazione delle paure. Giocano con il fuoco sapendo che nella peggiore delle ipotesi si scotteranno altri. Poi gli spaventati, vecchi o invecchiati che non hanno il coraggio di vivere nei tempi complicati che ci circondano mantenendo la propria umanità. A questi consiglierei di guardare con umiltà su google maps dove si trova geograficamente l’Italia e da quali e quante situazioni di instabilità sia circondata. La geografia conta purtroppo. E infine ai fascisti, quelli che odiano per vivere e che in questo paese sono minoranza ma esistono. Non siamo peggiorati secondo me, solo che i social media ci fanno vedere bene queste 3 categorie e fanno un po’ impressione.

  3. Il paese che ha dato i natali alla pietas è in piena decadenza, e con lui, di conseguenza, lo stesso sentimento di pietas. Credo siano i fatti – AD OGNI LIVELLO – a confermarlo. Il fatto di cronaca che tu hai preso ad esempio è solo uno dei tanti. In un paese dove i diritti sociali e civili vanno a ramengo tra gli applausi e gli sfottò non credo possa accadere altro.

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