Fiscal Kombat
Riassumiamo. Silvio Berlusconi è molto critico nei confronti del fiscal compact, il patto di bilancio europeo sugli equilibri dei bilanci pubblici. Nichi Vendola ne dà un giudizio ancora più duro. Un buon pezzo del PD lo critica apertamente e non mi stupirei che fosse la maggioranza del partito. La Lega all’atto della ratifica parlamentare ha votato contro e l’IDV si è astenuta. La posizione del Movimento 5 Stelle sull’Europa e sui vincoli di bilancio è nota. Ora, dentro quell’accordo ci sono parecchie cose da correggere, a partire dalla scarsa attenzione alla crescita, ma il nostro debito ammonta al 120% del PIL. Il problema è il PIL, si dirà. Beh, anche se il PIL crescesse la cifra assoluta del debito rimarrebbe mostruosa, a quasi 2000 miliardi di Euro. Che lo si voglia o no, i mercati ci giudicano anche da quello. Il timore è che questo fronte critico così ampio venga interpretato, da chi non è abituato ai nostri bizantinismi, come una sorta di schieramento trasversale contrario al rigore di bilancio. E ciao ciao spread.
Perché Marchionne si lamenta di Volkswagen
In molti, io per primo, sono rimasti stupiti dalle dichiarazioni rilasciate da Sergio Marchionne all’Herald Tribune: la politica di sconti aggressivi del colosso tedesco, sostiene l’amministratore delegato di Fiat, è “un bagno di sangue”. “E’ la concorrenza, bellezza”, ho pensato. E invece no e questo articolo di Bloomberg dedicato al mercato francese dell’auto lo spiega molto bene.
Volkswagen, ricordiamolo, si finanzia presso le banche tedesche, quindi ad un tasso del 2%, e quando si arriva al concessionario avviene la seguente cosa
French buyers pay as little as 1.9 percent annual interest on 10,000 euros ($12,280) in financing from Volkswagen, the company says. From Peugeot, the same loan would cost around 11.6 percent annually, according to the automaker’s website. Renault says it charges 5.9 percent.
E’ lo spread, bellezza.