L’ho detto e lo ribadisco: per quanto importi (poco, presumo) sono contrario all’annullamento della parata del 2 giugno. Scriverò queste righe e me ne pentirò, perché sarò tacciato, tra le altre cose, di scarsa sensibilità nei confronti di chi è stato colpito dal dramma del terremoto. Il mio paese d’origine è stato duramente colpito nel ’97, spero che questa sia un’attenuante.
La Repubblica ha i suoi riti e a questo rito in particolare partecipano molti pezzi dello Stato, anche Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Croce Rossa, Polizia municipale di Roma (in rappresentanza di tutte quelle italiane) e sfilano i gonfaloni delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Piaccia o no, la parata serve allo Stato per mostrarsi, per dare una rappresentazione simbolica di sè stesso o, comunque, di alcune delle sue funzioni fondamentali e serve a chi le svolge – tra questi, spiacente, c’è anche l’esercito – a sentirsi ancora più profondamente parte dello Stato stesso. Se poi vogliamo raccontarci che i simboli e i rituali non servono, cancelliamo tutto: il 25 aprile, il 1 maggio, le celebrazioni per gli anniversari di tutte le stragi (a partire da quella di Capaci).
Se invece la questione è il rispetto delle vittime e del dramma del terremoto, quante altre cose dovremmo fermare? Quanti spettacoli comici e commedie sono in scena in queste serate in teatri di proprietà dello Stato? Quante feste patronali, quante sagre pagate dalle casse dei Comuni, che sempre Stato sono? Di quante mostre “poco adatte al momento” è programmata l’apertura, nei prossimi giorni, nei musei italiani? Quanti magnifici cambi della guardia faranno i corazzieri? Quante danze e quanti canti da tutto il mondo ospiterà Milano che si prepara ad accogliere il Papa? E, infine, quanto siamo disposti noi stessi, come individui, come parte dello Stato a concedere al lutto? A fermare le nostre attività, le riunioni, le convention aziendali, le serate con gli amici, le cene? Ci fermeremo tutti, forse, e lo faremo il 4 giugno.
La mia impressione, infine, è che alcuni tra coloro che vogliono cancellare la parata del 2 giugno, siano per l’abolizione della parata tout court e non solo in questa occasione. Va benissimo, è un’opinione che rispetto e che posso in parte condividere: inventiamoci qualcosa d’altro, un nuovo rituale, che però comprenda anche gli attuali partecipanti, magari in forma ridotta, e si svolga nello stesso giorno. Magari una “processione civile”, fatta di cittadini. Bene, ma non ora.
ma si! hai ragione! una campagna simil-populista.
Perché secondo te per celebrare la democrazia c’è bisogno di una parata militare? Ti ricordo che il 2 Giungo non è l’anniversario della nascita dell’Italia, ma della vittoria nel referendum tra monarchia e repubblica. In cosa la democrazia c’entra con l’esercito?
Come scritto, non ci sono solo i militari. Ma il problema sono loro? Se il problema sono loro parliamone apertamente e non mettiamo in mezzo il terremoto. E’ questo che dico.
Che la democrazia forse l’hanno fatta gli eserciti (non il nostro, nel caso dell’Italia)?
D’accordo, non è una questione di soldi, che si risparmierebbero qualche euro e ormai è tardi e Forlani la annullò a Maggio, ovvero una ventina di giorni prima, mentre le truppe questa volta saranno già arrivate e il più è fatto.
E certo, non è bello speculare sulla pelle delle vittime e richiedere già che ci siamo l’annullamento perenne del 2 giugno, non sta bene, proprio per niente. Magari ne parliamo tra un po’, che ora non è il momento.
E sotto molti aspetti non è nemmeno una questione di rispetto delle vittime, che ce ne sono sempre e purtroppo è vero che ogni morto è un pezzo di umanità che muore, ma insomma, ci sono delle ciniche regole che van seguite e mai come in questi casi, la vita deve continuare, lo sappiamo tutti.
Qui il problema è proprio di rituale e caro Spetia, i militari su queste cose non sbagliano e sono i primi a stare attenti ai simboli e alle parole.
E se vogliamo che l’Esercito “si senta ancora più profondamente parte dello stato stesso”; e se vogliamo che lo Stato venga sentito vicino da un paese che lo sente sempre più distante e ostile e riottosamente, terribilmente “altro”, rispetto alla gente che soffre, che ha paura e si sta sbattendo, allora bisogna stare attenti ai termini e rituali.
Che qui vuol dire che la parola chiave è “propri morti”, che i “propri morti” i militari li onorano con il silenzio fuori ordinanza e il saluto alla bandiera a mezz’asta. Mentre la banda e la fanfara e la sfilata in alta uniforme è per festeggiare la vittoria e i “morti degli altri”, quelli che abbiamo ammazzato noi.
E insomma, caro Spetia, cosa vuole che le dica. Attenzione al momento e alla situazione e al rituale e ai toni, modi e modalità.
Che se mai il 2 giugno desse adito a pensare che di qua ci sono i “nostri morti” e di là, ci sono “i morti degli altri”, allora non sarebbe questione di antipolitica, di demagogia, di populismo.
Sarebbe questione di uno Stato che si fa “altro”, si fa “Bastiglia”. E non mi dilungo su come la storia insegna che si debbano sistemare queste faccende. E Dio non voglia.
Quindi e in conclusione, ringraziando per lo spazio, il 2 giugno sarà una giornata difficile per questo paese e per le Forze Armate e per lo Stato tutto, che faceva senz’altro meglio a rimandarla e con meno rischi, che sarebbe stata solo l’ultima delle decisioni populiste, per dire.
Ma visto che non è giusto annullare il 2 giugno, ne sono convinto, spero solo che le Forze Armate sappiano onorare i morti di questo martoriato paese, con la bandiera a mezz’asta e con il più profondo e struggente e doloroso saluto fuori ordinanza che riescono a suonare.
Come se fossero loro commilitoni.
Perché il paese sappia che quelli sono anche i loro morti. Sono i morti di tutti noi.
Spero anche io che sappiano farlo. Se non dovessero, sarò il primo a farlo notare. E non mi nascondo la vetustà – su questo Gramellini ha ragione – di una celebrazione fatta in questo modo. Da ore mi domando, però, se il concertone del Primo Maggio sarebbe stato annullato o se si sarebbe fatto qualcosa tipo: lo facciamo e devolviamo i fondi.
Beh, il concerto del primo maggio è una festa “privata” di una categoria. Starebbe a loro decidere come fare, assumendosene le responsabilità.
Il 2 giugno è nostra, proprio perché è la Festa della Repubblica, celebrata “miltarmente”. Quindi se si sbagliano toni e modi, il problema è di tutti noi…
Detto questo, facciamo che ci risentiamo il 3 e vediamo come è andata…
Grazie 🙂
In linea generale sono anche d’accordo con quanto hai scritto ma credo che ci siano casi e situazioni che richiedano misure straordinarie anche di immagine oltre che economiche. Se avessimo uno stato efficiente e risolutivo in certe situazioni come l’Emilia o L’Aquila (e potrei citarne a decine ancora) nessuno si trasformerebbe in becero populista. Ad esempio l’acquisto degli f35 lo vogliamo accomunare a una sagra di paese? O il rimborso elettorale a una convention aziendale? Ecc ecc. Se si allora la tua analisi è condivisibile al 100%. Saluti.
Il paragone con la sagra di paese non è per il denaro, ma per i toni. Dobbiamo annullare tutte le celebrazioni pagate dal denaro pubblico? O è più giusto andare avanti?
ma chi se ne frega di celebrare qualcuno quando ci sono morti e gente disperata senza più un parente, un amico o una casa???? ma che valori sono quelli se poi lo stato non è in grado di aiutare chi ha bisogno di aiuto????? è uno scandalo!! una vergogna!! uno schifo che conferma ancor di più in che paese di merda viviamo!!!
Marco, una sola cortesia: se riesce a non dire volgarità è meglio.
Sul merito: mi sembra che Lei non contesti la parata militare, ma la celebrazione stessa del 2 giugno. Non concordo, come avrà letto. E’ la festa della Repubblica.
strumentalizzare = (v. tr.) Utilizzare qualcuno o qualcosa come uno strumento, per raggiungere i propri scopi.
No, io contesto la parata fatta adesso. Personalmente non la farei in assoluto perchè credo che i soldi pubblici andrebbero spesi in modo funzionale e non per pura esibizione (ricordiamoci sempre che siamo un paese con una spesa pubblica a livelli vergognosi), ma ammettiamo pure che ci possa anche stare di fare una parata in condizioni “normali”. Ma in un momento in cui ci sono esigenze immediate di aiutare queste persone, sia economicamente che materialmente, e in un periodo in cui stiamo a vedere come tagliare la spesa pubblica, ci mettiamo a sperperare soldi così?? oltre al fatto che, al di là del lato economico, abbiamo gente che sta in tenda mentre a qualche centinaio di chilometri di distanza si fa sfoggio di carriarmati ed aerei. Ma a che servono se poi si è costretti ad aumentare la benzina per aiutare queste persone?? Si otterranno effetti esattamente opposti: innanzitutto le persone che vivono in prima persona la disgrazia si sentiranno ancor di più vittime. E poi, come si vede dai commenti che ovunque si leggono, si aumenta il disprezzo nei confronti di chi ci governa. Andate a farvi un giro nelle zone terremotate a chiedere cosa pensano di questa parata… perchè siamo tutti bravi dietro una tastiera o dietro una scrivania a scrivere che la parata va fatta o no…. ma chi vive la tragedia come si sentirà a sapere che ha la casa distrutta e magari anche l’azienda dove lavorava e poi si sperpera per 4 militari che devono far vedere come hanno tirato a lucida la divisa?? e poi: ma i militari che vanno in missione in Libano, Afghanistan, ecc. ecc dicono sempre che sono orgogliosi di andare ad aiutare chi è in difficoltà… e questi saranno felici di sfilare mentre c’è chi ha bisogno del loro aiuto??? ma che vengano mandati lì sul posto a dare una mano invece che sfilare come soldatini!!!
tra l’altro, visto che citi i Vigili del fuoco, ecco cosa ne pensano della parata: http://vigilidelfuoco.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews%5Btt_news%5D=44451&cHash=3284633787&MP=63-607
No, questo è quello che pensano i sindacati. Non i VdF.
E scatta l’applauso.
testina!!…. guarda che ho citato un sindacato dei VVF (che quindi li rappresenta, e con componenti degli stessi VVF al proprio interno), mica il sindacato dei gelatai a cui probabilmente appartieni!
Occhio che i sindacati dei VVF sono parecchi.
Salve,
Sono d’accordo sull’importanza dei riti e dei simboli, ma a questo punto è diventato un simbolo non farla, simbolo di populismo forse ma di più simbolo di uno stato che ascolta il popolo, chi protesterebbe se non la facessero? I Vigili e la Protezione Civile? Credo che ogni rappresentante di quei corpi preferirebbe 1000 volte essere a Finale Emilia che a Roma.
Per gli Emiliani si tratterebbe di un contentino, ma quando hai perso tutto magari un contentino, e solo 2 braccia in più si sentono.
Forse gli unici veramente scontenti sarebbero 4 papaveri dell’esercito.
Con Stima
Stefano
hai perfettamente ragione. cancelliamo tutto e avremo una nazione con due soldi in più, ma senza memoria di se stessa.
inoltre, la parata ci ricorda che siamo tutti italiani e uniti, e tali dobbiamo restare
Non ho mai parlato di soldi, parlavo dell’oppurtunita o meno,se organizzo una festa e ho gia comprato bibite e festoni ma muore un parente del festeggiato magari la festa la annullo… nonostante creda in riti e simboli in un periodo dove Stato e cittadini sono quanto mai distanti potrebbe essere simbolico fare ciò che che sembrano chiedere la maggior parte dei cittadini.
Certezze non ne ho.
Chiederei a un Emiliano.
Tanto ci penserà Euro 2012 a unirci… e le” parate” di Buffon (cit @el_buddy).
l’ultimo commento è uno scherzo..
Reblogged this on sipronunciaaigor and commented:
Questo reblog, invece, per leggere opinioni (magari differenti dalla propria e da quelle che vanno per la maggiore) e farsi, di conseguenza, un’opinione critica a proposito della parata del 2 giugno.
Nessuno mi toglie dalla mente il fatto che il miglior modo per valutare le proprie opinioni sia quello di leggere soprattutto quelle contrastanti con le proprie (se non derivanti da semplici e stupide prese di posizione).
Daccordo!
Ad Istanbul il 30/5/12 il Consolato Italiano (in anticipo) ha celebrato la festa della Repubblica; molti italiani radunati al palazzo Venezia. Non proprio una festa sobria, ma credo sia stata sponsorizzata.
Lungi da fare un paragone, bensi presentare la mia testimonianza. Ricordo cha a Salerno all’epoca del terremoto dell’irpinia, avevamo bisogno più’ dei generi alimentari che della comprensione altrui.
Sono anche d’accordo che dobbiamo inventarci altro. Ecco la mia proposta.
Credo dovremmo azzerare Parlamento e Senato e dare il voto ai cittadini collegati ad un pc o con telefono. Immaginate quante persone sono connesse ogni giorno. Un quorum di 5.milioni (o un decimo della popolazione votante) basterebbe ad esprimere il giudizio di un popolo.
I risparmi sarebbero notevoli. Poi se pensiamo che potrebbe essere replicato a tutti i livelli.
In pochi anni si vedrebbero ricostruite molte citta’ ed al tempo stesso si verrebbero impegnate nel lavoro quella parte di popolazione che oggi si chiamano politici. FANTASTICO!