Archivi Mensili: agosto 2012

Il ministro Barca ha risposto. E sono contento.


Questa mattina mi era parso che il ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, intervistato da Repubblica, avesse espresso un giudizio avventato. Non mi sembrava fosse da lui. L’ho sollecitato via Twitter e ha risposto. Ottimamente, a mio parere.

 

 

La confusione del ministro Barca


(questa storia ha un seguito: la risposta del ministro)

Ho trovato molto istruttiva l’intervista che il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca ha rilasciato a Repubblica. Barca è un uomo che non nasconde di essere molto vicino al centrosinistra ed è persona – da quel che finora si è visto – di larghe vedute, tanto da essere indicato da alcuni come possibile risorsa per il futuro della sua parte politica.

L’intervista si apre con un riassunto del pensiero di Barca. Si cita il saggio Why Nations fail, dell’economista Mit Doran e del politologo James Robinson, nel quale si sostiene che i Paesi con “istituzioni inclusive”, aperte alla partecipazione e all’innovazione, vincono su quelli dove dominano le rendite di posizione. Un’idea ampiamente condivisibile, direi.

Ovviamente, secondo Barca, l’Italia fa parte della seconda specie e deve diventare della prima. Poi, però, nel parlare della necessità di nuove classi dirigenti, ad una domanda su cosa pensi di Matteo Renzi, risponde così:

Renzi come altri sente questa pulsione. Avverte che questo è il punto. Ma è un terreno che va riempito di contenuti, non lasciato al webbismo, al twitterismo o al nuovismo che non si misurano con la concretezza.

Ecco, non voglio esagerare il ruolo del web nel futuro della politica. Ma di certo se c’è una cosa che la rete può contribuire a fare, in un Paese nel quale la distanza tra la cosiddetta classe dirigente e i cittadini continua ad allargarsi, è proprio creare inclusione e partecipazione. La rete può aiutare nel creare un rapporto diretto con la politica o i politici, può dare maggiori possibilità di portare all’attenzione nazionale temi a volte lasciati da parte, diffondere in maniera più capillare l’informazione e le informazioni, renderci tutti dei cittadini meglio informati e in grado di decidere con maggiore coscienza. La classe dirigente che nascerà da questo processo non potrà che essere più preparata, più attenta, più aperta, più disposta a valutare diverse sfaccettature dei problemi e con meno pregiudizi.

Poi, certo, c’è anche chi non è disposto a discutere, chi interpreta il web come strumento di propaganda, come funzionale alle proprie battaglie e alle proprie idee. Ma nel lungo termine – credo e spero – questa strategia si rivelerà perdente.

L’errore è nel liquidare questi processi in maniera semplicistica o inventando neologismi riduttivi. Ma l’intervista è istruttiva, proprio perché rivela lo scarso livello di riflessione che l’attuale classe dirigente – con le debite e ben conosciute eccezioni – sta portando avanti su questi temi.

Chi vi ricorda?


1) Uso strumentale dei sentimenti popolari

2) Richiami all’antipolitica (che diventa lo strumento principale di coinvolgimento del popolo e quindi di acquisizione del consenso)

3) Appelli all’uomo comune in contrasto con le istituzioni, con le élite, e con l’establishment.

4) Leadership carismatica

5) La demonizzazione degli avversari politici

6) La ricerca di un capro espiatorio (spesso identificato nello “straniero”)

7) Il cospirazionismo

8) L’Euroscetticismo

Dalla voce “Populismo di destra” di Wikipedia, dove, a onor del vero, ci sono anche altri elementi che con Grillo hanno poco a che fare. Ma mi pare che sia un bel pezzo del ritratto.

 

Parte #VotaAntonio su Radio24


Sabato 16 settembre, dalle 9 del mattino, a Radio24 partirà una nuova trasmissione. Si chiamerà “#VotaAntonio – Come la rete cambia la politica”. Un modo anche questo di avvicinarsi alle elezioni che – salvo colpi di scena – si svolgeranno nel 2013.

Perché VotaAntonio

Se il titolo vi suona canzonatorio, sappiate che lo è solo in piccola parte. Uno dei paradossi della rete e – per essere più specifici – dei social network è che ci stanno riportando ad un rapporto diretto con la politica e i politici che si era perso da molti anni. Proprio come ne Gli Onorevoli, se qualcuno su Twitter vi dice “Vota La Trippa”, potete rispondergli “Sì, ar sugo”.

Ma la presa in giro e l’insulto (divertenti, non lo nego) sono la parte minore e meno nobile di questo rapporto diretto: la piccola rivoluzione che stiamo vivendo tutti, se ne sfruttiamo il flusso nella maniera giusta, potrebbe portare con sé un nuovo livello di partecipazione, di comprensione, di conoscenza per tutti i cittadini. Lo hanno vissuto i Paesi arabi, lo si vive nel dissenso russo, ma pensate anche – si sia d’accordo o no con le iniziative – al successo degli ultimi referendum e alla mobilitazione contro la parata del 2 giugno.

Cosa c’è in VotaAntonio

La trasmissione avrà qualche appuntamento fisso (uno di questi sarà analisi di dati dei nostri politici in rete per cui presterà la sua collaborazione Riccardo Puglisi) e alcuni punti fermi (non ci occuperemo solo d’Italia, naturalmente, anzi) ma sarà essenzialmente aperta: agli eventi della settimana, ma soprattutto ai suggerimenti, alle idee, alle opinioni di tutti. Non farlo sarebbe la negazione dei motivi che mi hanno spinto ad idearla.

(presto altri dettagli, anche sul sito della Radio)

Dal comunicato di Palazzo Chigi (e giuro che quel punto interrogativo non l’ho aggiunto io)


Questa mi era sfuggita (Eurocrisis Song)


Dipietrismi


Quattro colonnine di taglio basso. Intervista di Di Pietro al Corriere della Sera a pagina 13. Colgo frasi sparse e sento un opprimente bisogno di alta politica. Ma ovviamente passerò per uno “con la puzza sotto il naso”, come direbbe lui

Contadino, scarpe larghe e cervello fino
L’ipocrisia del palazzo
E’ un Berlusconi rivestito a festa
Quanto a Bersani vediamo se vuole andare a letto con chiunque
Un Casini o un casino si trova sempre, ma è la storia di una notte
Conati di vomito
La classe politica ci ha portato alla bancarotta economica
La gente si ammazza per la disperazione…forse con qualche bocca in meno da sfamare pensano di risolvere i problemi dell’economia

I fantastilioni di Italiani che rinunciano alle ferie


Il Comune di Milano fa sapere che la raccolta rifiuti, nella settimana di Ferragosto, è stata pari a quella 2011. Ma non c’erano milioni di miliardi di Italiani che, secondo associazioni di Consumatori, associazioni di albergatori e simili,  avevano rinunciato alle ferie?

Fino alla noia (sulle agenzie di rating)


Agenzie di rating, dall'Economist

I giudizi di Moody’s e Fitch sull’Italia renderanno più simpatiche a tutti, almeno per oggi, le agenzie di rating.

Cito di nuovo quello che è, a mio giudizio, uno dei commenti più lucidi sul tema,  che trovate integralmente qua. Firmato da Donato Masciandaro, ci aiuta a smetterla di parlare di “cattivi” o “buoni”, passando a  “competenti” o “incompetenti”, che mi sembra più serio.

Dice Masciandaro che le basi sulle quali le agenzie fondano la loro credibilità sono tre e tutte tre schricchiolano. Riassumo:

1) Le agenzie accedono a fonti informative non pubbliche. Ma ormai questo non avviene più

2) Il capitale umano che elabora gli input informativi e le metodologie utilizzate è  di qualità. Ma i migliori, oggi, preferiscono andare a farsi strapagare in una banca d’affari o in una qualche istituzione finanziaria

3) Le agenzie, in quanto soggetti terzi rispetto ad emittenti ed investori, hanno gli incentivi corretti, in termini di indipendenza ed autonomia, per offrire un prodotto di qualità, indipendente dal ciclo economico e dalla natura dell’emittente. E da questo lato le perplessità sono molte, come sappiamo

A questo punto l’elemento da rimuovere non sono le agenzie, ma l’ascolto che si presta ai loro giudizi. La frase che il presidente della BCE Mario Draghi avrebbe pronunciato davanti ai magistrati di Trani che indagano sulle tre sorelle è chiara

Bisogna fare a meno delle agenzie di rating: sono altamente carenti e discreditate

Il problema sarà poi trovare un altro metodo di valutazione del rischio.

Una bruttissima storia


Un ragazzo marocchino di 34 anni è stato pestato a sangue e accoltellato nell’entroterra di Chiavari. Riferisce l’ANSA:

I carabinieri che indagano a tutto campo, non escludono, al momento, che a compiere l’aggressione possa essere stato un gruppo di cittadini esasperati dai furti subiti. Il migrante ha precedenti per furto.

Gentile degli Astolfo

Il grande olio molisano

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